GIORNATA DELLA MEMORIA. Marco Balzano scrive: “Se il passato è la parte della clessidra in cui la sabbia non cessa di cadere anche se restiamo immobili, la memoria, invece, ha bisogno di attivarsi”. Il passato, per l’appunto, passa, e agisce solo per riempire l’archivio “buio” della mente. Per “parcheggiare” esperienze e narrazioni. Per depositare un libro chiuso sotto una coltre di polvere. Tocca poi a noi, alla nostra memoria, accendere i neon sugli scaffali, rimettere in moto le preziose esperienze e dispiegare le pagine dei libri della vita per continuare a scrivere episodi migliori. Più belli, più sani, più umani. Più vicini alla vera natura degli uomini: alla promozione del benessere reciproco per costruire quella pace utile all’ineluttabilità della nostra sopravvivenza. La memoria, con la sua mobilità, deve oggi, con ancora più urgenza, aiutarci a prendere una potente rincorsa e saltare oltre il dilagare inarrestabile di quella che la filosofa Anna Arendt definì “banalità del male”. La memoria, se intesa come consapevolezza attiva e proattiva contro gli errori ed orrori del passato, è l’antidoto universale contro gli “anestetici” per l’empatia. Memoria è la trasformazione del passato in presente. Magari di un presente che ne costruisce altri e migliori per i nostri figli.
di Luciano Simone
