Il recente annuncio del Ministero della Salute di introdurre la figura dell’assistente infermiere ha sollevato diverse polemiche.

Secondo il governo, questa nuova figura servirà a supportare il personale infermieristico nelle mansioni di base, ma la realtà sembra più complessa.

La scelta di delegare compiti sanitari a personale con formazione ridotta rischia di abbassare la qualità delle cure, con gravi conseguenze per la sicurezza del paziente.

Gli infermieri hanno lottato per decenni per vedere riconosciuto il valore della loro professione, per ottenere una formazione universitaria che ne certificasse la preparazione, e ora si rischia di sminuire tutto questo.

Invece di investire sulle carenze strutturali del sistema sanitario, si preferisce aggirare il problema con soluzioni tampone che potrebbero creare danni a lungo termine.

Il pericolo è che l’assistente infermiere venga visto come un infermiere di serie B, con meno competenze e responsabilità, ma coinvolto comunque in operazioni delicate.

È il momento di riflettere e chiedere più formazione e rispetto per chi opera in sanità, non scorciatoie pericolose.

Questo modello potrebbe davvero essere una soluzione o è solo un tentativo di risparmiare sui costi, a discapito della qualità delle cure e del lavoro degli infermieri?

Ci accontentiamo di assistenti a basso costo o pretendiamo

professionisti qualificati per tutelare

davvero la salute dei cittadini?