7 febbraio. Giornata nazionale contro il cyberbullismo e il bullismo.

Oggi, 7 febbraio, avremmo potuto scegliere di celebrare la nascita di due figure iconiche, un cantante leggendario e uno scrittore di fama mondiale. La musica di Vasco Rossi e la penna di Charles Dickens sono, infatti, i veicoli attraverso cui siamo trasportati in universi ricchi di emozioni, storie, e valori che arricchiscono la nostra esistenza. I loro messaggi, così ricchi di umanità, ci immergono nella bellezza, nell’incanto delle melodie e nel fascino delle narrazioni che esplorano i temi universali della vita. Un po’ di bellezza, insomma, che ci fa apprezzare ciò che siamo, e ci fa riflettere su chi potremmo diventare. Tuttavia, il 7 febbraio è anche il giorno in cui ci viene richiesto di guardare in faccia una realtà ben più dolorosa e urgente. Oggi si celebra la Giornata Nazionale contro il Bullismo e il Cyberbullismo, una data istituita nel 2017 dal Ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca (MIUR) nell’ambito del Piano Nazionale per la prevenzione di questi fenomeni devastanti che ancora oggi colpiscono tantissimi ragazzi e ragazze nelle scuole e in rete. Una giornata di riflessione, ma anche di sensibilizzazione, che nasce dalla consapevolezza che il bullismo non è un fenomeno che possiamo più ignorare. Purtroppo, capita di sentire, da parte di alcuni adulti, un’inquietante giustificazione: “I giovani devono imparare ad arrangiarsi” o “devono imparare a farsi valere anche quando si scontrano con un prevaricatore”. Parole che, seppur in qualche misura comprensibili, oggi suonano anacronistiche. Il mondo è cambiato, la società è cambiata. Se 200.000 anni fa l’uomo doveva difendersi dai predatori o da altre tribù in lotta per la sopravvivenza, oggi le nostre sfide sono ben altre. Il progresso e l’evoluzione delle nostre società non hanno forse cambiato i bisogni dell’essere umano? Secondo la Piramide dei bisogni di Maslow, oggi, sebbene non manchino necessità primarie fondamentali, il nostro livello di vita dovrebbe essere proiettato verso bisogni superiori: affetto, appartenenza, stima, autorealizzazione. Ma oggi, ci chiediamo, siamo davvero più inclini a celebrare il bisogno di sostegno reciproco, di solidarietà, di pace? Non dovremmo promuovere un mondo dove la serenità e il mutuo aiuto prevalgano sulla violenza, dove l’arte, la creatività, e la salute siano i veri obiettivi verso cui tendere? E per quanto riguarda il corpo, per risolvere conflitti e sfide fisiche, non ci sono sport più dignitosi, salutari e divertenti che non il triste gioco di chi, incapace di usare la propria intelligenza, ricorre all’aggressione per sentirsi più forte? Il bullo, infatti, non è altro che l’immagine di chi, incapace di evolversi, ricorre alla violenza per imporsi. Eppure, il più grande errore è pensare che questo comportamento sia solo un fenomeno isolato, che non tocchi anche noi come “spettatori”. La vittima non è solo chi subisce il danno fisico o psicologico, ma anche chi, magari in silenzio, osserva il tutto senza intervenire. Non possiamo più ignorare che, troppo spesso, il bullo trae nutrimento dalla nostra indifferenza, dal nostro sguardo che osserva senza reagire (e perché non ammetterlo, anche dal nostro apparire divertiti). Quella stessa indifferenza che alimenta e legittima il suo comportamento. La vittima, dunque, non è mai sola: il pubblico che guarda passivamente ha una fondamentale parte di responsabilità. La legge italiana lo riconosce chiaramente. Dal 2017, con l’introduzione della legge n. 71, il bullismo e il cyberbullismo sono reati perseguibili dal codice di procedura penale. Questo è un segnale forte che ci ricorda quanto la violenza di qualsiasi tipo, soprattutto quella che coinvolge i giovani, sia un crimine contro la dignità umana. La società ha finalmente detto basta all’indifferenza e al silenzio, dando strumenti giuridici per contrastare questi fenomeni. Oggi, forse, avremmo preferito ascoltare la musica di Vasco Rossi, riflettendo sul significato della canzone *“Un senso”, o leggere le pagine di Charles Dickens, facendoci avvolgere dalla magia di “Canto di Natale”. Ma, allo stesso tempo, non possiamo permetterci di dimenticare che, mentre il bullismo continua a mietere vittime, la nostra consapevolezza e il nostro impegno sono la chiave per fermarlo. Oggi non è solo un giorno di commemorazione, ma anche di azione. Dobbiamo impegnarci affinché ogni giovane possa crescere in un ambiente sicuro, protetto, libero dalla violenza, dove la bellezza delle parole e delle azioni possa finalmente trionfare. E a te che stai cercando come salvarti vorrei ricordarti che chiedere aiuto è un atto di coraggio e non di debolezza. Per prima cosa parlane con un adulto di fiducia o con un insegnante (a scuola ora è stata istituita la docente referente contro il bullismo). Se poi vuoi, puoi anche rivolgerti a Save the children, al numero telefonico 19696 del Telefono Azzurro, e/o scaricare e utilizzare l’app “Youpol” della Polizia di Stato, anche in forma anonima. Un abbraccio!